Miliardari e democrazia

Incontrai Musk nel 2011, in occasione dell’inaugurazione del primo store di Tesla in Italia. La prima auto sportiva elettrica era arrivata anche da noi: 99mila euro prezzo base. Lo conoscevo soprattutto per la sua visione sulle tecnologie spaziali, sulla “conquista” di Marte. Insomma ne ero affascinato. Poi parlava di rinnovabili ed elettrico come il futuro, già nei primi anni del millennio. Insomma un visionario, di quelli che pensi potranno cambiare in meglio il mondo. Sia chiaro, mica è la prima volta che accade.

Negli ultimi anni l’involuzione è stata così evidente. Autoritarismo, democratura, capitalismo spinto verso l’infinito. L’uomo forte e ricchissimo che può e influirà sulla vita di milioni di persone. Pensare che un tecnomiliardario possa stare seduto a fianco di un presidente di uno degli stati più potenti al mondo e che possa partecipare attivamente alla politica di quel paese con tecnologie, miliardi e chissà cos’altro, mi preoccupa tantissimo.

Sia chiaro, mica è la prima volta che accade. Figuriamoci. Insomma, tutto ciò per dire che ho totalmente cambiato idea. Dall’ammirazione al raccapriccio.

L’1,5° non è ancora perso

Il 2024 che si sta per concludere è un anno decisamente particolare. Sarà il primo in cui la temperatura media del globo è stata costantemente sopra il 1,5°C di riscaldamento rispetto alle medie preindustriali. Vale la pena ricordare che all’uscita dell’Emission gap report 2023 aveva già definito i primi mesi sopra questo valore, come “broken record of broken records”, che potremmo tradurre come “una serie continua di record infranti”.

Badate bene però. Questo non significa che l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sia stato superato, perché quando parliamo di clima significa guardare a lungo termine. L’Accordo di Parigi sarà considerato “violato” quando la temperatura media globale rimarrà superiore a 1,5°C al di sopra della media preindustriale per un periodo di venti o trent’anni, 

Ciò che ci dice anche Copernicus è che, se il riscaldamento continua al ritmo attuale, si prevede di raggiungere la soglia di 1,5°C più o meno all’inizio degli anni ’30. Il punto è questo. Se i prossimi anni rimarranno sopra soglia, o peggio continueranno a crescere, potremo dire di vivere in nuovo pianeta, un territorio inesplorato che stiamo iniziando solo ora a scorgere. E basta guardarci attorno per coglierne gli effetti.

Il giorno di Meloni a Baku

Oggi è il giorno di Meloni a Baku. Tra i pochi premier presenti, per un motivo ben preciso: Azerbaigian e Italia hanno strettissimi legami sull’approvvigionamento delle fossili. Il paese azero infatti fornisce il 57% delle proprie esportazioni petrolifere all’Italia. Baku inoltre esporta in Italia circa il 20% della sua produzione di gas, rappresentando ad oggi circa il 16% dell’import totale di gas e posizionandosi come secondo fornitore di gas per l’Italia dopo l’Algeria. Un petrostato, come si dice in questi casi. 

“Petrolio e gas sono doni di Dio”, ha detto il presidente azero Aliyev. Mentre la presidente “madre” ha citato fantomatiche soluzioni come la fusione nucleare. Ma se lavora “per politiche che consentiranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un posto migliore”, perché parlare di tecnologie che non esistono ancora? 

Ma le contraddizioni non finiscono qua. Le violazioni dei diritti umani e le restrizioni alla vita civica in Azerbaigian sono all’ordine del giorno: ad aprile 2024, Anar Mammadli, cofondatore dell’iniziativa “COP29 Climate of Justice” e presidente del Center for Election Observation and Democracy Education, è stato arrestato. Ad agosto è stato arrestato anche il ricercatore ricercatore Bahruz Samadov, e rischia l’ergastolo. I giornalisti investigativi di Abzas Media sono stati detenuti con accuse fasulle di contrabbando illegale, mentre dal luglio 2023, dozzine di giornalisti, società civile e attivisti politici sono stati imprigionati con accuse quantomeno “sospette”.

Senza giustizia sociale non possiamo pensare di risolvere la crisi climatica. Perché sono strettamente interconnesse.